Senza titolo, senza guerre

con Edmond Jabès, Gianni Scalia e Giovanbattista Palatino

di Massimo Celani


A Edmond Jabès l'iniziativa stopbookwar sarebbe piaciuta. 
Nato a Il Cairo da una famiglia ebrea di origini italiane nel 1912 (vissuto a Parigi, morto nel 1991) è il poeta-filosofo dalla costante assolutamente irenica. 








Anche quando scrive Il libro della sovversione non sospetta: "la 
sovversione è il movimento stesso della scrittura", (...)"uno scritto non è uno specchio. Scrivere è affrontare un volto sconosciuto".


E' l'autore di Il libro della condivisione (Le Livre du partage, 1987), di Un Etranger avec sous le bras un livre de petit format, di Il libro dell'ospitalità: "Ti benedico, ospite mio, mio invitato poiché il tuo nome è colui che cammina. / Il cammino è nel tuo nome / L’ospitalità è crocevia di cammini". 




Ho avuto la fortuna d'imbattermi nei suoi testi, dal Libro delle 
interrogazioni alla conversazione con Marcel Cohen Dal Deserto al Librogià nel 1983, grazie alle edizioni Elitropia e alla collana In forma di parole. In altri termini, grazie all'immenso (e ai più sconosciuto) lavoro editoriale di Gianni Scalia. Un altro grandissimo amico-di-libro. 

Ricordare in questa giornata dedicata all'ennesima guerra stupida (quella tra la carta e il digitale, tra book e e-book) Edmond Jabès, vuol dire - almeno per il lettore italiano - rendere omaggio a chi ne ha reso possibile la traduzione e la circolazione. S'intenderà che per chi si è mosso dalla provincia cosentina pochissime volte, Jabès e Scalia sono (solo ?) nomi, di amici mai direttamente conosciuti, di amici di libro. Di ascolto e parole condivise, di restituzione grata per tanta gratuità, per tanta ospitalità.


Tu sogni di occupare un posto nel libro e, subito, diventi parola condivisa dagli occhi e dalle labbra.

Chi è folle della scrittura sogna di essere un'ombra per congiungersi all'acqua. 

Da questa unione nascono i libri.

Non si è mai in ritardo sulla nostra vita. 

La clessidra, il libro, ogni volta 
ci indicano l'ora esatta.

Da bambino, quando scrissi per la prima volta il mio nome, ebbi coscienza di iniziare un libro.(Reb Stein) 

Edmond Jabès, Le Livre des Questions (1963), 
Il libro delle interrogazioni, tr. di Chiara Rebellato, Elitropia, 1982




Chiudo con un po' di contesto, ancorando la mia regione - così vicina ad altre guerre molto più tragiche - alla questione del libro, ricordando il letterato, copista e soprattutto calligrafo di Rossano Calabro: Giovanni Battista Palatino. 




Autore di un best seller: Il Libro nuovo d’imparare a scrivere tutte sorte lettere antiche et moderne di tutte nationi, stampato per la prima volta in Roma da Francesco Cartolari di Baldassarre, nel 1540. più volte rimaneggiato e ristampato (1540, 1545, 1548, 1550, 1553). Una vita spesa – come avrebbe detto Fra’ Giocondo – a “dar gratia a la littera et satisfar a l’occhio”. Un mestiere condiviso da Luca Pacioli, frate e matematico (il suo “Divina Proporzione” è del 1509), Claude Garamond. Ludovico degli Arrighi, Giambattista Bodoni, Albrecht Dürer e altri.




Il suo manuale sembra essere il più noto e fortunato trattato di scrittura e modelli calligrafici del Rinascimento. C'è in circolazione qualche anastatica scadente e qualche originale (battuto di recente a 2.200 euro da una nota casa d'aste). 




Eppure, anche senza disporre di un budget del genere, sono riuscito a leggerlo. Qui a casa, tra un caffè e molte sigarette, nella pace della sera. Per il semplice motivo che è online. 
E'sul mio pc e domani - se ne avrò ancora voglia potrò sfogliarlo di nuovo, ritornarci sopra. 
Cliccando sentirò il rumore dell'oceano del voltar pagina. 
E'qui:

http://www.archive.org/stream/librodimgiovamba00pala#page/n15/mode/2up

Ve lo dicevo che la guerra tra supporti è una guerra stupida. 
Come tante altre, come le altre. 
Stopbookwar

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