se i berluscones tirano troppo la corda
Ecco perché mi farò saltare in aria
Non se ne può più. Di Berlusconi e dell'agibilità politica di un condannato in modo incontrovertibile. Di Sallusti, Belpietro e Santanché. Di Maria Rosaria Rossi, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini. Di Amicone, Schifani e Brunetta. Di Michaela Biancofiore, la poetessa appassionata, quella di "Silvio è stato l'alba, con lui fino al tramonto", di Dorina Bianchi e Iole Santelli. Mi spiego meglio. Ognuno di noi, bipede di una certa età, possiede una storia non solo personale e familiare ma anche giudiziaria. Chessò, esuberanza giovanile, una sanzione amministrativa, una rissa, una multa non pagata, una canna. La mia è legata ai cani, alla cinofilia, all'animalismo. E' un caso di accanimento, non giudiziario ma letterale. Ne parlo molto malvolentieri, giusto a mo' di paradigma. Da 18 anni mi sono di fatto sostituito al comune di Dipignano nella conduzione di un canile municipale. Così, per pura etica creaturale, per non dare fregature a degli animali innocenti, abbandonati da cittadini criminali. E' un caso di sussidiarietà che sconfina nel masochismo. Da 18 anni a questa parte son cambiate le giunte municipali, i sindaci, ma i cani son sempre miei. Per rintracciare un momento in cui ancora non ero al 41 bis in quel canile bisogna risalire a Mimmo Garofalo, senatore e sindaco di Dipignano, amministratore non velleitario, non approfittatore, persona perbene. Vale a dire il 1994. Dall'anno appresso ho provato senza successo a sottrarmi, a tirarmi fuori da una gabbia. Il Comune ha provato a "sfrattarmi" (un non sense, è un canile municipale e ho da subito minacciato di interrompere il mio volontariato); poi c'ha provato con successo una vicina influente proprietaria (la sorella di un dirigente del ministero della giustizia) dell'area in cui insiste il canile e sono stato condannato da un pirandelliano giudice di pace a non so cosa (una sanzione pecuniara che ovviamente non ho ancora potuto pagare) e non so per quale motivo; poi su istanza di quel Comune supportato dall'azienda sanitaria sono stato diffidato dal recarmi in quella struttura che "non è a norma di legge" (figuriamoci, mica l'ho costruito io, lo so bene: è una vecchia scuola comunale ma perlomeno non è un lager) e denunciato per maltrattamento; contestualmente un magistrato mi ha nominato custode giudiziario (ma come, se l'ipotesi di reato è che maltratti i cani, perché nominate proprio me custode? e poi, ho fatto uno sciopero della fame, due giorni coi cartelli sulle scale del tribunale, finché non mi ricevette il pm Curreli, il tutto per sentirmi libero di non andarci più). In seguito ho posto la questione al giudice civile che dopo molti anni ha deciso di non accogliere la mia istanza. Non avevo nemmeno quantificato il danno, volevo solo essere retrocesso da volontario con tendenze suicidarie a volontario semplice. Quel gran scienziato del giudice mi ha assimilato al caso (e a una sentenza di cassazione) di un certo direttore d'orchestra di un casinò, che prima si era mostrato disponibile al volontariato e che poi - "trasiennu-trasiennu" a quel casinò aveva chiesto gli arretrati. Niente di più lontano dalla fattispecie della mia kafkiana vicenda. Adesso attendo non so più da quanti anni che si esprima una corte d'Appello. Nel frattempo mi sono beccato una condanna per disturbo della quiete pubblica, per via dei cani che gradualmente ho trasferito a casa di mio padre a Vadue. Poca roba, un'altra ammenda pecuniaria. Ora, secondo voi cosa penso della giustizia italiana, dei suoi tempi, della sua imparzialità? Il tutto con la consapevolezza che son quisquilie (anche se per me perniciose), rispetto agli errori giudiziari, rispetto a chi è in galera in attesa di giudizio, di un primo grado di giudizio o di un appello che emendi il pressapochismo di qualche giudice. Senza che ci si possa permettere studi legali prestigiosi, leggi ad personam, campagne d'opinione sui mass media, ricusazioni e legittime suspicioni, linciaggi spudorati dei giudici supposti comunisti (vuoi vedere che - all'ultimo e ara fine - lo è anche il giudice Esposito?), voti parlamentari e minacce di crisi di governo, richieste di salvacondotti, grazia e agibilità politica.
I berluskinheads sono avvisati: Kamal, Mohamed, Gigino, Bogdan, Petru, il sottoscritto e molte altre migliaia di persone, pacifiche, perbene, è facile che passeranno alla lotta armata. Oppure ci faremo saltare in aria. Si tratta di una talebanizzazione necessaria, à la guerre comme à la guerre. Escludo che la location possa essere Samkani nella provincia di Paktia. Più facilmente sarà Montecitorio, Arcore o Milano e farò in modo che intorno a me non ci siano bambini ma rigorosamente adulti spudorati e cretini.
Racconta in breve la tua storia giudiziaria e inviala a
Giorgio Napolitano
e per conoscenza a
Luciano Violante (dai un'occhiata qui se ti sei perso qualche puntata)
scrivi a Luciano Violante
in tutti e due i casi occorre scrivere all'interno della maschera
Non se ne può più. Di Berlusconi e dell'agibilità politica di un condannato in modo incontrovertibile. Di Sallusti, Belpietro e Santanché. Di Maria Rosaria Rossi, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini. Di Amicone, Schifani e Brunetta. Di Michaela Biancofiore, la poetessa appassionata, quella di "Silvio è stato l'alba, con lui fino al tramonto", di Dorina Bianchi e Iole Santelli. Mi spiego meglio. Ognuno di noi, bipede di una certa età, possiede una storia non solo personale e familiare ma anche giudiziaria. Chessò, esuberanza giovanile, una sanzione amministrativa, una rissa, una multa non pagata, una canna. La mia è legata ai cani, alla cinofilia, all'animalismo. E' un caso di accanimento, non giudiziario ma letterale. Ne parlo molto malvolentieri, giusto a mo' di paradigma. Da 18 anni mi sono di fatto sostituito al comune di Dipignano nella conduzione di un canile municipale. Così, per pura etica creaturale, per non dare fregature a degli animali innocenti, abbandonati da cittadini criminali. E' un caso di sussidiarietà che sconfina nel masochismo. Da 18 anni a questa parte son cambiate le giunte municipali, i sindaci, ma i cani son sempre miei. Per rintracciare un momento in cui ancora non ero al 41 bis in quel canile bisogna risalire a Mimmo Garofalo, senatore e sindaco di Dipignano, amministratore non velleitario, non approfittatore, persona perbene. Vale a dire il 1994. Dall'anno appresso ho provato senza successo a sottrarmi, a tirarmi fuori da una gabbia. Il Comune ha provato a "sfrattarmi" (un non sense, è un canile municipale e ho da subito minacciato di interrompere il mio volontariato); poi c'ha provato con successo una vicina influente proprietaria (la sorella di un dirigente del ministero della giustizia) dell'area in cui insiste il canile e sono stato condannato da un pirandelliano giudice di pace a non so cosa (una sanzione pecuniara che ovviamente non ho ancora potuto pagare) e non so per quale motivo; poi su istanza di quel Comune supportato dall'azienda sanitaria sono stato diffidato dal recarmi in quella struttura che "non è a norma di legge" (figuriamoci, mica l'ho costruito io, lo so bene: è una vecchia scuola comunale ma perlomeno non è un lager) e denunciato per maltrattamento; contestualmente un magistrato mi ha nominato custode giudiziario (ma come, se l'ipotesi di reato è che maltratti i cani, perché nominate proprio me custode? e poi, ho fatto uno sciopero della fame, due giorni coi cartelli sulle scale del tribunale, finché non mi ricevette il pm Curreli, il tutto per sentirmi libero di non andarci più). In seguito ho posto la questione al giudice civile che dopo molti anni ha deciso di non accogliere la mia istanza. Non avevo nemmeno quantificato il danno, volevo solo essere retrocesso da volontario con tendenze suicidarie a volontario semplice. Quel gran scienziato del giudice mi ha assimilato al caso (e a una sentenza di cassazione) di un certo direttore d'orchestra di un casinò, che prima si era mostrato disponibile al volontariato e che poi - "trasiennu-trasiennu" a quel casinò aveva chiesto gli arretrati. Niente di più lontano dalla fattispecie della mia kafkiana vicenda. Adesso attendo non so più da quanti anni che si esprima una corte d'Appello. Nel frattempo mi sono beccato una condanna per disturbo della quiete pubblica, per via dei cani che gradualmente ho trasferito a casa di mio padre a Vadue. Poca roba, un'altra ammenda pecuniaria. Ora, secondo voi cosa penso della giustizia italiana, dei suoi tempi, della sua imparzialità? Il tutto con la consapevolezza che son quisquilie (anche se per me perniciose), rispetto agli errori giudiziari, rispetto a chi è in galera in attesa di giudizio, di un primo grado di giudizio o di un appello che emendi il pressapochismo di qualche giudice. Senza che ci si possa permettere studi legali prestigiosi, leggi ad personam, campagne d'opinione sui mass media, ricusazioni e legittime suspicioni, linciaggi spudorati dei giudici supposti comunisti (vuoi vedere che - all'ultimo e ara fine - lo è anche il giudice Esposito?), voti parlamentari e minacce di crisi di governo, richieste di salvacondotti, grazia e agibilità politica.
I berluskinheads sono avvisati: Kamal, Mohamed, Gigino, Bogdan, Petru, il sottoscritto e molte altre migliaia di persone, pacifiche, perbene, è facile che passeranno alla lotta armata. Oppure ci faremo saltare in aria. Si tratta di una talebanizzazione necessaria, à la guerre comme à la guerre. Escludo che la location possa essere Samkani nella provincia di Paktia. Più facilmente sarà Montecitorio, Arcore o Milano e farò in modo che intorno a me non ci siano bambini ma rigorosamente adulti spudorati e cretini.
Racconta in breve la tua storia giudiziaria e inviala a
Giorgio Napolitano
e per conoscenza a
Luciano Violante (dai un'occhiata qui se ti sei perso qualche puntata)
scrivi a Luciano Violante
in tutti e due i casi occorre scrivere all'interno della maschera
la mia storia è un po più semplice ma ha le stesse kafkiane caratteristiche: nel gennaio 2009 la città di Cosenza è interessata da piccole e grandi frane, ad oggi tutte riparate. l'imbocco della strada in cui abito no! ci viviamo 4 famiglie. Nel frattempo (anni fa per consentire al mio papà di essere trasportato con il pulmino Amaco per dialisi, provvediamo a nostre spese, al rifacimento di una strada privata) i miei vicini utilizzano questa strada, senza neanche chiedere il permesso. fin qui, va bene, ma poiché tutte le frane sono state riparate, tranne la nostra, e poiché per ripararla servono poche migliaia di euro, invito i miei vicini al ripararla, senza però ottenere risposta. Provo quindi a chiudere la strada (con catena di plastica, e disponibilità ad aprire la strada in caso di emergenze) per rivendicare la proprietà privata, nella speranza che il comune o i miei vicini si sveglino dal torpore. sono invece chiamata in causa d'urgenza dal tribunale. perdo la causa, e sono costretta a pagare anche i costi processuali, che vista la procedura d'urgenza sono anche molto salati. la proprietà privata (solo la mia) è un furto!
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